Vangelo secondo Luca 22:1-71

22  Ora si avvicinava la Festa dei Pani Azzimi, chiamata Pasqua.+  I capi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo migliore per eliminare Gesù,+ perché avevano paura del popolo.+  E Satana entrò in Giuda, quello chiamato Iscariota, che faceva parte dei Dodici,+  e lui andò dai capi sacerdoti e dai capitani del tempio per parlare di come consegnare loro Gesù.+  Questi ne furono ben contenti e pattuirono di dargli del denaro.+  Giuda accettò e cominciò a cercare l’occasione buona per consegnarlo loro senza che ci fosse gente intorno.  Arrivò dunque il giorno dei Pani Azzimi, in cui si doveva offrire il sacrificio pasquale.+  Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo: “Andate a prepararci la Pasqua, così che possiamo mangiarla”.+  Loro gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?” 10  Lui rispose: “Quando entrerete in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa in cui entrerà+ 11  e dite al padrone di casa: ‘Il Maestro ti chiede: “Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”’ 12  Lui vi mostrerà una grande stanza ammobiliata al piano di sopra. Lì preparate”. 13  Così andarono e trovarono tutto proprio come aveva detto, e prepararono la Pasqua. 14  Quando venne l’ora, Gesù si mise a tavola* insieme agli apostoli+ 15  e disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare con voi questa Pasqua prima di soffrire, 16  perché vi dico che non la mangerò più finché non si adempirà nel Regno di Dio”. 17  Poi, dopo che gli fu passato un calice, rese grazie a Dio e disse: “Prendetelo e fatelo passare fra voi, 18  perché, vi dico, d’ora in poi non berrò più il prodotto della vite finché non verrà il Regno di Dio”.+ 19  Quindi prese un pane+ e, dopo aver reso grazie a Dio, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Questo rappresenta il mio corpo,+ che dev’essere dato in vostro favore.+ Continuate a far questo in mio ricordo”.+ 20  Fece lo stesso con il calice alla conclusione della cena, dicendo: “Questo calice rappresenta il nuovo patto+ basato sul mio sangue,+ che dev’essere versato in vostro favore.+ 21  “Ma ecco, il mio traditore tiene la mano su questa stessa tavola, con me.+ 22  Certo, il Figlio dell’uomo se ne va come è stabilito,+ ma guai a quell’uomo per mezzo del quale viene tradito!”+ 23  Così cominciarono a chiedersi l’un l’altro chi di loro stesse davvero per far questo.+ 24  Nacque poi fra gli apostoli un’accesa discussione su chi fra loro dovesse essere considerato il più grande.+ 25  Ma Gesù disse loro: “I re delle nazioni le dominano, e quelli che hanno autorità su di esse vengono chiamati benefattori.+ 26  Voi, però, non dovete essere così.+ Al contrario, chi fra voi è il più grande diventi come il più giovane,+ e chi è a capo sia come chi serve.+ 27  Chi è infatti più grande tra colui che sta a tavola* e colui che serve? Non è forse colui che sta a tavola?* Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.+ 28  “Comunque, voi siete quelli che sono rimasti con me+ nelle mie prove;+ 29  e come il Padre mio ha fatto un patto con me, io faccio un patto con voi per un regno,+ 30  perché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio Regno+ e sediate su troni+ per giudicare le 12 tribù d’Israele.+ 31  “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di avervi per vagliarvi come il grano.+ 32  Ma io ho supplicato Dio in tuo favore perché la tua fede non venga meno;+ e tu, quando sarai tornato, rafforza i tuoi fratelli”.+ 33  Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare sia in prigione che incontro alla morte”.+ 34  Ma Gesù replicò: “Io ti dico, Pietro, che oggi il gallo non canterà finché non avrai negato tre volte di conoscermi”.+ 35  Poi disse loro: “Quando vi ho mandato senza borsa per il denaro né bisaccia per il cibo né sandali,+ vi è mancato qualcosa?” Risposero: “Niente!” 36  Allora continuò: “Ma ora chi ha una borsa per il denaro la prenda, e così pure chi ha una bisaccia per il cibo; e chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una. 37  Vi dico infatti che in me deve adempiersi ciò che è scritto: ‘È stato annoverato tra i malfattori’.+ E in effetti queste parole che mi riguardano stanno per adempiersi”.+ 38  E loro dissero: “Signore, ecco due spade”. Lui rispose: “È sufficiente”. 39  Poi uscì e, com’era sua abitudine, andò sul Monte degli Ulivi, e i discepoli lo seguirono.+ 40  Quando arrivò sul posto, disse loro: “Pregate per non cadere in tentazione”.+ 41  Dopodiché si allontanò circa di un tiro di sasso, si inginocchiò e cominciò a pregare, 42  dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia sia fatta non la mia volontà, ma la tua”.+ 43  Allora dal cielo gli apparve un angelo che lo rafforzò.+ 44  Ma la sofferenza era tale che Gesù continuò a pregare ancor più intensamente;+ e il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano a terra. 45  Dopo aver pregato, Gesù si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati, sfiniti dallo sconforto. 46  Disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate per non cadere in tentazione”.+ 47  Stava ancora parlando, quand’ecco che arrivò una folla; la guidava colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, il quale si avvicinò a Gesù per baciarlo.+ 48  Ma Gesù gli disse: “Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?” 49  Quando videro cosa stava per succedere, quelli intorno a lui chiesero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?” 50  Uno di loro addirittura colpì lo schiavo del sommo sacerdote, staccandogli l’orecchio destro.+ 51  Ma Gesù a sua volta disse: “Basta così!” Poi toccò l’orecchio dello schiavo e lo guarì. 52  Dopodiché, rivolgendosi ai capi sacerdoti, ai capitani del tempio e agli anziani che erano andati lì per lui, Gesù disse: “Siete venuti con spade e bastoni come se fossi un ladro?+ 53  Finché sono stato con voi nel tempio, giorno dopo giorno,+ non avete messo le mani su di me.+ Ma questa è la vostra ora, è l’ora in cui regnano le tenebre”.+ 54  Quindi lo arrestarono e lo condussero via.+ Lo portarono a casa del sommo sacerdote, mentre Pietro li seguiva a una certa distanza.+ 55  Quando alcuni accesero un fuoco in mezzo al cortile e si misero a sedere tutti insieme, Pietro si sedette fra loro.+ 56  Una serva lo vide lì seduto alla luce del fuoco, lo guardò attentamente e disse: “Anche quest’uomo era con lui!” 57  Ma Pietro negò, dicendo: “Io non lo conosco, donna”.+ 58  Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei uno di loro”. Ma Pietro rispose: “Uomo, non è vero!”+ 59  Trascorsa circa un’ora, un altro ancora cominciò a ripetere con insistenza: “Di sicuro anche quest’uomo era con lui: infatti è galileo!” 60  Ma Pietro disse: “Uomo, non so di cosa stai parlando”. In quello stesso istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61  E il Signore si voltò e guardò Pietro; e Pietro si ricordò di quello che il Signore gli aveva detto: “Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”.+ 62  Allora uscì e pianse amaramente. 63  Intanto gli uomini che avevano Gesù in custodia lo deridevano+ e lo picchiavano.+ 64  Dopo avergli coperto il volto, gli chiedevano: “Profetizza! Chi ti ha colpito?” 65  E dicevano contro di lui molte altre cose blasfeme. 66  Quando si fece giorno, si riunì l’assemblea degli anziani del popolo, composta dai capi sacerdoti e dagli scribi.+ Condussero Gesù nella sala del loro Sinedrio e gli dissero: 67  “Se sei il Cristo, diccelo”.+ Ma lui rispose: “Anche se ve lo dicessi, non ci credereste affatto. 68  E se vi facessi domande, non rispondereste. 69  Comunque, d’ora in poi il Figlio dell’uomo+ siederà alla potente destra di Dio”.+ 70  A ciò tutti chiesero: “Sei dunque il Figlio di Dio?” Lui replicò: “Voi stessi dite che lo sono”. 71  E loro dissero: “Che bisogno abbiamo di altre prove? L’abbiamo sentito noi stessi dalla sua bocca!”+

Note in calce

O “si distese per il pasto”.
O “è disteso per il pasto”.
O “è disteso per il pasto”.

Approfondimenti

la Festa dei Pani Azzimi, chiamata Pasqua A rigor di termini la Pasqua, celebrata il 14 nisan, e la Festa dei Pani Azzimi, che durava dal 15 al 21 nisan, erano due festività distinte (Le 23:5, 6; Nu 28:16, 17; vedi App. B15). Ai tempi di Gesù, comunque, le due feste erano ormai così strettamente collegate che tutti gli otto giorni, incluso il 14 nisan, venivano considerati un’unica festività. Infatti Giuseppe Flavio scrisse: “Osserviamo per otto giorni una festa detta del pane non lievitato” (Antichità giudaiche, II, 317 [xv, 1], a cura di L. Moraldi, UTET, Torino, 2006). I fatti descritti in Lu 22:1-6 ebbero luogo il 12 nisan del 33. (Vedi App. B12.)

Iscariota Forse significa “uomo di Cheriot”. Anche il padre di Giuda, Simone, è chiamato “Iscariota” (Gv 6:71). In genere si pensa che questo termine indichi che Simone e Giuda provenivano dal villaggio di Cheriot-Ezron, in Giudea (Gsè 15:25). In tal caso Giuda sarebbe stato l’unico giudeo dei 12 apostoli, in quanto gli altri erano tutti galilei.

Iscariota Vedi approfondimento a Mt 10:4.

capitani del tempio Il testo greco qui legge solo “capitani”, mentre in Lu 22:52 legge “capitani del tempio”, il che indica a che tipo di capitani si fa riferimento. Qui in Lu 22:4 “del tempio” è stato aggiunto per chiarezza. Luca è l’unico a menzionare questi ufficiali (At 4:1; 5:24, 26). Una delle loro mansioni era quella di dirigere le guardie del tempio. Potrebbero essere stati tra coloro che concordarono con Giuda il modo di far apparire legale l’arresto pianificato di Gesù.

denaro Lett. “argento”, cioè argento usato come moneta di scambio. Secondo Mt 26:15, si trattò di “30 monete d’argento”. Matteo è l’unico evangelista a menzionare la somma per cui Gesù fu tradito. È possibile che si trattasse di 30 sicli d’argento coniati a Tiro. Questa somma sembra rivelare il disprezzo dei capi sacerdoti per Gesù; infatti sotto la Legge questo era il prezzo di uno schiavo (Eso 21:32). In modo simile, quando Zaccaria chiese agli israeliti infedeli un compenso per la sua attività di profeta in mezzo al popolo di Dio, quelli gli diedero “30 pezzi d’argento”, come se per loro non valesse più di uno schiavo (Zac 11:12, 13).

la Festa dei Pani Azzimi, chiamata Pasqua A rigor di termini la Pasqua, celebrata il 14 nisan, e la Festa dei Pani Azzimi, che durava dal 15 al 21 nisan, erano due festività distinte (Le 23:5, 6; Nu 28:16, 17; vedi App. B15). Ai tempi di Gesù, comunque, le due feste erano ormai così strettamente collegate che tutti gli otto giorni, incluso il 14 nisan, venivano considerati un’unica festività. Infatti Giuseppe Flavio scrisse: “Osserviamo per otto giorni una festa detta del pane non lievitato” (Antichità giudaiche, II, 317 [xv, 1], a cura di L. Moraldi, UTET, Torino, 2006). I fatti descritti in Lu 22:1-6 ebbero luogo il 12 nisan del 33. (Vedi App. B12.)

Arrivò dunque il giorno dei Pani Azzimi Come menzionato nell’approfondimento a Lu 22:1, ai tempi di Gesù la Pasqua (14 nisan) e la Festa dei Pani Azzimi (15-21 nisan) erano ormai così strettamente collegate che tutti gli otto giorni, incluso il 14 nisan, venivano a volte definiti “la Festa dei Pani Azzimi”. (Vedi App. B15.) Il giorno menzionato qui in Lu 22:7 è il 14 nisan; infatti si dice che era il giorno in cui si doveva offrire il sacrificio pasquale (Eso 12:6, 15, 17, 18; Le 23:5; De 16:1-7). I fatti descritti nei vv. 7-13 ebbero verosimilmente luogo il pomeriggio del 13 nisan in preparazione della cena pasquale che si sarebbe tenuta al tramonto, quando sarebbe iniziato il 14 nisan. (Vedi App. B12.)

Quando venne l’ora Cioè quando venne la sera che segnava l’inizio del 14 nisan. (Vedi App. A7 e B12.)

dopo che gli fu passato un calice Questo uso del calice faceva parte della celebrazione pasquale ai giorni di Gesù (Lu 22:15). La Bibbia non specifica che in occasione della Pasqua in Egitto gli israeliti abbiano usato vino, né Geova aveva comandato di usarlo durante la celebrazione. Quindi l’usanza secondo la quale i partecipanti alla Pasqua si passavano alcuni calici di vino venne evidentemente introdotta in seguito. Gesù non condannò l’uso del vino durante il pasto. Anzi, dopo aver reso grazie a Dio, bevve il vino della Pasqua con i suoi apostoli. Successivamente, quando istituì la Cena del Signore, offrì nuovamente ai discepoli un calice di vino (Lu 22:20).

prese un pane [...] lo spezzò Anticamente in Medio Oriente il pane di solito era sottile e, se privo di lievito, croccante. Il gesto di Gesù di spezzare il pane non aveva un significato spirituale; era il modo comune di dividere quel tipo di pane. (Vedi approfondimento a Mt 14:19.)

rappresenta La parola greca estìn (che letteralmente significa “è”) qui ha il senso di “rappresenta”, “significa”, “simboleggia”. Questo significato era chiaro agli apostoli, dato che in quella circostanza davanti a loro c’erano sia Gesù con il suo corpo perfetto sia il pane azzimo che stavano per mangiare. Quindi quel pane non poteva essere il suo corpo letterale. È degno di nota che la stessa parola greca è presente in Mt 12:7, dove è resa “significa” in molte traduzioni bibliche.

prese un pane [...] lo spezzò Vedi approfondimento a Mt 26:26.

rappresenta Vedi approfondimento a Mt 26:26.

cena Evidentemente qui “cena” fa riferimento alla cena pasquale che Gesù consumò con i suoi discepoli prima di istituire la Cena del Signore. Gesù osservò la celebrazione della Pasqua secondo la consuetudine del suo tempo. Non la alterò né la interruppe introducendo qualche novità. In questo modo osservò la Legge a cui anche lui, essendo ebreo di nascita, era sottoposto. Comunque, dopo aver osservato la Pasqua secondo la Legge mosaica, Gesù fu libero di istituire la nuova cena come commemorazione della sua imminente morte, che sarebbe avvenuta in quello stesso giorno di Pasqua.

il nuovo patto basato sul mio sangue Luca è l’unico evangelista a riportare il fatto che in questa occasione Gesù, alludendo a Ger 31:31, menzioni un “nuovo patto”. Il nuovo patto, patto tra Geova e i cristiani unti, fu reso operativo dal sacrificio di Gesù (Eb 8:10). Qui Gesù usa i termini “patto” e “sangue” in un modo simile a quello in cui li usò Mosè quando, in qualità di mediatore, inaugurò il patto della Legge con Israele presso il monte Sinai (Eso 24:8; Eb 9:19-21). Proprio come il patto della Legge tra Dio e la nazione d’Israele era stato convalidato con il sangue di tori e di capri, il nuovo patto tra Geova e l’Israele spirituale sarebbe stato convalidato dal sangue di Gesù. Questo patto entrò in vigore alla Pentecoste del 33 (Eb 9:14, 15).

... versato in vostro favore Le parole che si trovano da metà del v. 19 (“che dev’essere dato...”) alla fine del v. 20 sono assenti in alcuni manoscritti. Questo passo è comunque ben attestato in manoscritti antichi e autorevoli. (Per ulteriori informazioni su come vengono usati i manoscritti antichi per determinare qual è il testo originale, vedi App. A3.)

Ma ecco, il mio traditore tiene la mano su questa stessa tavola, con me Il contenuto dei vv. 21-23 non è cronologicamente successivo ai fatti presentati nei versetti precedenti. Confrontando Mt 26:20-29 e Mr 14:17-25 con Gv 13:21-30, si nota che Giuda uscì prima che Gesù istituisse la Cena del Signore. Giuda senz’altro se ne era già andato quando Cristo lodò il gruppo per ‘essere rimasto con lui nelle sue prove’, cosa che non si poteva certo dire di Giuda. Inoltre Giuda non poteva nemmeno essere incluso nel “patto [...] per un regno” (Lu 22:28-30).

se ne va Secondo alcuni studiosi, questo è un eufemismo il cui senso sarebbe “va incontro alla morte”.

benefattori Il termine greco euergètes era spesso usato come titolo onorifico attribuito a principi e persone eminenti, in particolare a motivo del contributo che davano alla comunità. “Chi è a capo” fra i discepoli di Cristo non dovrebbe considerarsi un benefattore verso cui i suoi fratelli sono in qualche modo in debito; non deve comportarsi come i governanti di questo mondo (Lu 22:26).

chi è a capo Il verbo greco hegèomai qui presente compare anche in Eb 13:7, 17, 24 (“quelli che [...] guidano”), versetti in cui si riferisce al ruolo dei sorveglianti nella congregazione cristiana.

serve Il verbo greco diakonèo qui presente è affine al sostantivo diàkonos (“servitore”, “ministro”), che è usato in riferimento a qualcuno che non si risparmia nel servire umilmente gli altri. Questo termine è usato per descrivere Cristo (Ro 15:8), i ministri o servitori cristiani, sia uomini che donne (Ro 16:1; 1Co 3:5-7; Col 1:23), i servitori di ministero (Flp 1:1; 1Tm 3:8), oppure i domestici (Gv 2:5, 9) e i funzionari governativi (Ro 13:4).

serve Il verbo greco diakonèo qui presente è affine al sostantivo diàkonos (“servitore”, “ministro”), che è usato in riferimento a qualcuno che non si risparmia nel servire umilmente gli altri. Questo termine è usato per descrivere Cristo (Ro 15:8), i ministri o servitori cristiani, sia uomini che donne (Ro 16:1; 1Co 3:5-7; Col 1:23), i servitori di ministero (Flp 1:1; 1Tm 3:8), oppure i domestici (Gv 2:5, 9) e i funzionari governativi (Ro 13:4).

serve Il verbo greco diakonèo compare due volte in questo versetto. (Vedi approfondimento a Lu 22:26.)

faccio un patto con voi per un regno Il verbo greco diatìthemi, qui reso “fare un patto”, è affine al sostantivo diathèke, “patto”. In At 3:25, Eb 8:10 e 10:16 compaiono sia il verbo che il sostantivo nell’espressione “stringere [o “concludere”] un patto”. Qui Gesù fa riferimento a due patti, uno tra lui e suo Padre, e uno tra lui e i suoi discepoli unti, che regneranno insieme a lui nel Regno.

mangiate e beviate alla mia tavola Prendere un pasto con qualcuno era segno di pace e amicizia. Perciò chi aveva il privilegio di mangiare regolarmente alla tavola di un re era particolarmente favorito e godeva di grande intimità con lui (1Re 2:7). È questo il tipo di relazione che qui Gesù promette ai suoi discepoli fedeli (Lu 22:28-30; vedi anche Lu 13:29; Ri 19:9).

pala per ventilare Era probabilmente fatta di legno e serviva per lanciare in aria il cereale trebbiato, in modo che il vento spazzasse via la paglia e la pula.

vagliarvi come il grano Nei tempi biblici il grano, dopo che era stato trebbiato e ventilato, veniva vagliato, ovvero fatto passare attraverso un grosso setaccio che veniva agitato energicamente. La vagliatura separava il grano dalla paglia e dalla pula. (Vedi approfondimento a Mt 3:12.) A motivo delle prove che Gesù stava per subire, anche i discepoli sarebbero stati messi alla prova. Gesù paragonò questa prova alla vagliatura del grano.

tornato O “tornato indietro”, “convertito”. Sembra che Gesù qui si riferisca al fatto che Pietro si sarebbe ripreso, o sarebbe ritornato, dalla sua caduta, dovuta principalmente all’eccessiva sicurezza di sé unita al timore dell’uomo. (Confronta Pr 29:25.)

al canto del gallo O “prima dell’alba”. “Canto del gallo” (o “gallicinio”) era il nome dato alla terza delle vigilie in cui era suddivisa la notte in base al sistema greco-romano. Questa vigilia andava da mezzanotte alle 3 del mattino circa. (Vedi gli approfondimenti precedenti in questo versetto.) Probabilmente proprio in questo arco di tempo “un gallo cantò” (Mr 14:72). È opinione generale che il canto del gallo sia stato a lungo e sia tuttora un indicatore del tempo nei paesi a E del Mediterraneo. (Vedi approfondimenti a Mt 26:34; Mr 14:30, 72.)

gallo Tutti e quattro i Vangeli menzionano il fatto che un gallo avrebbe cantato, ma solo Marco aggiunge il dettaglio che lo avrebbe fatto due volte (Mt 26:34, 74, 75; Mr 14:30, 72; Lu 22:60, 61; Gv 13:38; 18:27). La Mishnàh indica che ai tempi di Gesù a Gerusalemme c’era chi allevava galli, il che avvalora la narrazione biblica. Probabilmente era molto presto quando la mattina si sentì il canto del gallo. (Vedi approfondimento a Mr 13:35.)

Pregate O “continuate a pregare”. Questa esortazione, evidentemente riportata solo da Luca, sembra essere rivolta agli 11 apostoli fedeli. (Confronta il brano parallelo di Mt 26:36, 37.) Una seconda esortazione simile è riportata in Lu 22:46, e nei passi paralleli di Mt 26:41 e Mr 14:38. La seconda esortazione fu rivolta solo ai tre discepoli che accompagnarono Gesù quando andò a pregare nel giardino (Mt 26:37-39; Mr 14:33-35). Il fatto che Luca menzioni entrambe le esortazioni (Lu 22:40, 46) è una delle dimostrazioni di come il suo Vangelo dia risalto alla preghiera. Altri casi in cui Luca è l’unico a menzionare l’argomento della preghiera o Gesù nell’atto di pregare si trovano in Lu 3:21; 5:16; 6:12; 9:18, 28; 11:1; 23:46.

allontana da me questo calice Nella Bibbia la parola “calice” spesso è usata metaforicamente per indicare la volontà di Dio per una persona, ovvero la porzione o la parte da lui riservata a quella persona. (Vedi approfondimento a Mt 20:22.) Senza dubbio Gesù soffriva all’idea che la sua condanna a morte per bestemmia e sedizione potesse recare disonore a Dio, e questo lo spinse a pregare che quel “calice” fosse allontanato da lui.

allontana da me questo calice Vedi approfondimento a Mr 14:36.

un angelo Dei quattro evangelisti, Luca è l’unico a riferire che un angelo apparve dal cielo e rafforzò Gesù.

il suo sudore divenne come gocce di sangue Può darsi che Luca abbia fatto un paragone per indicare che la traspirazione cutanea di Cristo formava come delle gocce di sangue o per spiegare che il sudore di Gesù gocciolava come il sangue gocciola da una ferita. Secondo alcuni, però, la pelle di Gesù avrebbe letteralmente trasudato sangue misto a sudore, fenomeno che si può verificare in casi di estremo stress mentale. Nella cosiddetta diapedesi il sangue, o i suoi elementi, passa attraverso le pareti intatte dei vasi sanguigni. In caso di ematidrosi, invece, si ha una secrezione di sudore tinto da pigmenti sanguigni o sangue, o di fluido organico misto a sangue, col risultato che si ‘suda sangue’. Queste naturalmente sono solo alcune possibili spiegazioni di quanto può essere accaduto nel caso di Gesù.

... che cadevano a terra Il contenuto dei vv. 43-44 compare in alcuni antichi manoscritti, mentre è omesso in altri. È comunque presente nella maggior parte delle traduzioni bibliche.

colpì lo schiavo del sommo sacerdote Questo episodio è presente in tutti e quattro i Vangeli, che nel riportarlo sono tra loro complementari (Mt 26:51; Mr 14:47; Lu 22:50). Solo Luca, “l’amato medico” (Col 4:14), menziona che Gesù “toccò l’orecchio dello schiavo e lo guarì” (Lu 22:51). E Giovanni è l’unico a specificare che fu Simon Pietro a sguainare la spada e che Malco era il nome dello schiavo a cui fu staccato l’orecchio. Evidentemente era Giovanni il discepolo “noto al sommo sacerdote” e a quelli della sua casa (Gv 18:15, 16); quindi è naturale che nel suo Vangelo menzioni per nome l’uomo ferito. Il fatto che Giovanni conoscesse quelli della casa del sommo sacerdote è confermato dal v. 26, dove Giovanni spiega che lo schiavo che accusò Pietro di essere un discepolo di Gesù era “un parente dell’uomo a cui Pietro aveva staccato l’orecchio”.

colpì lo schiavo del sommo sacerdote Questo episodio è presente in tutti e quattro i Vangeli, che nel riportarlo sono tra loro complementari (Mt 26:51; Mr 14:47; Lu 22:50). Solo Luca, “l’amato medico” (Col 4:14), menziona che Gesù “toccò l’orecchio dello schiavo e lo guarì” (Lu 22:51). E Giovanni è l’unico a specificare che fu Simon Pietro a sguainare la spada e che Malco era il nome dello schiavo a cui fu staccato l’orecchio. Evidentemente era Giovanni il discepolo “noto al sommo sacerdote” e a quelli della sua casa (Gv 18:15, 16); quindi è naturale che nel suo Vangelo menzioni per nome l’uomo ferito. Il fatto che Giovanni conoscesse quelli della casa del sommo sacerdote è confermato dal v. 26, dove Giovanni spiega che lo schiavo che accusò Pietro di essere un discepolo di Gesù era “un parente dell’uomo a cui Pietro aveva staccato l’orecchio”.

Uno di loro Come si comprende dal passo parallelo di Gv 18:10, l’uomo che colpì lo schiavo del sommo sacerdote era Simon Pietro e il nome dello schiavo era Malco. (Vedi approfondimento a Gv 18:10.)

colpì lo schiavo del sommo sacerdote Vedi approfondimento a Gv 18:10.

e lo guarì Dei quattro evangelisti, Luca è l’unico a riferire che Gesù guarì lo schiavo del sommo sacerdote (Mt 26:51; Mr 14:47; Gv 18:10).

ora Il termine greco hòra qui è usato in senso figurato in riferimento a un periodo di tempo relativamente breve.

in cui regnano le tenebre Nell’originale compare l’espressione “l’autorità (potere) delle tenebre”, in riferimento al potere esercitato da e su coloro che sono nelle tenebre spirituali. (Confronta Col 1:13.) In At 26:18, le tenebre sono menzionate insieme all’“autorità di Satana”. Satana esercitò la sua autorità spingendo degli esseri umani a compiere le opere delle tenebre che portarono all’esecuzione di Gesù. Ad esempio, in Lu 22:3 si legge che “Satana entrò in Giuda, quello chiamato Iscariota”, che successivamente tradì Gesù (Gen 3:15; Gv 13:27-30).

un gallo cantò Tutti e quattro i Vangeli menzionano questo fatto, ma solo Marco aggiunge il dettaglio che il gallo cantò una seconda volta (Mt 26:34, 74, 75; Mr 14:30; Lu 22:34, 60, 61; Gv 13:38; 18:27). La Mishnàh indica che ai tempi di Gesù a Gerusalemme c’era chi allevava galli, il che avvalora la narrazione biblica. Probabilmente il gallo cantò prima dell’alba. (Vedi approfondimento a Mr 13:35.)

un gallo cantò Vedi approfondimento a Mr 14:72.

Profetizzaci [...] Chi ti ha colpito? Qui “profetizzare” non ha il senso di predire il futuro ma di identificare qualcuno (in questo caso la persona che lo aveva colpito) per rivelazione divina. I passi paralleli di Mr 14:65 e Lu 22:64 indicano che i persecutori di Gesù gli avevano coperto la faccia, il che spiega perché lo beffeggiavano chiedendogli di identificare chi lo aveva colpito.

Profetizza! Qui “profetizzare” non implica predire il futuro ma piuttosto identificare qualcuno per rivelazione divina. Il contesto mostra che i persecutori di Gesù gli avevano coperto la faccia. Stavano quindi sfidando Gesù: bendato, avrebbe dovuto identificare chi lo stava colpendo. (Vedi approfondimento a Mt 26:68.)

Tribunale Supremo L’intero Sinedrio, l’organo giudiziario con sede a Gerusalemme composto dal sommo sacerdote e da 70 scribi e anziani. Gli ebrei consideravano inderogabili le sentenze di questo tribunale. (Vedi Glossario, “Sinedrio”.)

assemblea degli anziani O “consiglio (corpo) degli anziani”. Il termine greco presbytèrion che compare qui è affine al termine presbỳteros (lett. “anziano”), che nella Bibbia si riferisce principalmente a chi ha una posizione di autorità e di responsabilità all’interno di una comunità o di una nazione. Anche se a volte denota l’età anagrafica (come in Lu 15:25 e At 2:17), presbỳteros non indica solo chi è avanti con gli anni. A quanto pare qui l’espressione “assemblea degli anziani” si riferisce al Sinedrio, la corte suprema giudaica che si trovava a Gerusalemme e che era composta da capi sacerdoti, scribi e anziani. Questi tre gruppi vengono spesso menzionati insieme (Mt 16:21; 27:41; Mr 8:31; 11:27; 14:43, 53; 15:1; Lu 9:22; 20:1; vedi Glossario, “anziano”, e l’approfondimento nella sala del loro Sinedrio in questo versetto).

nella sala del loro Sinedrio O “nel loro Sinedrio”. Il Sinedrio era la corte suprema giudaica che si trovava a Gerusalemme. Il termine greco synèdrion (reso “sala del Sinedrio” o “Sinedrio”) deriva da una parola che significa “con”, “insieme”, e una che significa “seggio”. Anche se era un termine generico usato per indicare un’assemblea o una riunione, in Israele poteva designare un organo giudiziario, un tribunale religioso. Il termine greco può riferirsi alle persone che componevano la corte stessa oppure all’edificio o al luogo in cui la corte si riuniva. (Vedi approfondimento a Mt 5:22 e Glossario, “Sinedrio”; per la possibile ubicazione della sala del Sinedrio, vedi App. B12.)

Figlio dell’uomo O “Figlio di un essere umano”. Questa espressione ricorre un’ottantina di volte nei Vangeli. Gesù la usò in riferimento a sé stesso. Evidentemente voleva sottolineare il fatto che era davvero un essere umano, nato da una donna, e che era il giusto equivalente di Adamo, nella condizione quindi di riscattare l’umanità dal peccato e dalla morte (Ro 5:12, 14, 15). L’espressione indicava inoltre che Gesù era il Messia, o il Cristo (Da 7:13, 14; vedi Glossario).

alla destra della potenza Essere alla destra di un governante significava essergli secondo in ordine d’importanza (Sl 110:1; At 7:55, 56). In questo contesto la parola greca per “potenza” potrebbe riferirsi a Dio stesso, e potrebbe quindi essere resa “la Potenza” o “il Potente”. L’espressione greca resa “alla destra della potenza” compare anche nel passo parallelo di Lu 22:69, dove però figura insieme al termine per “Dio” ed è quindi tradotta “alla potente destra di Dio”. L’espressione “alla destra della potenza” potrebbe anche implicare che Gesù riceva potenza, o autorità, per il fatto che si trova alla destra del Potente, Dio.

Figlio dell’uomo Vedi approfondimento a Mt 8:20.

alla potente destra di Dio O “alla destra della potenza di Dio”. Essere alla destra di un governante significava essergli secondo in ordine d’importanza (Sl 110:1; At 7:55, 56). L’espressione greca resa “potente destra” compare anche nei passi paralleli di Mt 26:64 e Mr 14:62, dove è resa “destra della potenza”. Il fatto che il Figlio dell’uomo si sieda “alla potente destra di Dio” implica che Gesù riceve potenza, o autorità (Mr 14:62; vedi approfondimento a Mt 26:64).

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Stanza al piano di sopra
Stanza al piano di sopra

Alcune case in Israele avevano un piano superiore. A questo ambiente si accedeva o dall’interno tramite una scala a pioli o degli scalini di legno, oppure dall’esterno tramite una scala a pioli o una scala di pietra. Fu in una grande stanza al piano di sopra, probabilmente simile a quella raffigurata qui, che Gesù celebrò l’ultima Pasqua con i suoi discepoli e istituì la commemorazione della Cena del Signore (Lu 22:12, 19, 20). Il giorno di Pentecoste del 33, i circa 120 discepoli su cui fu versato lo spirito di Dio erano radunati a quanto pare nella stanza al piano di sopra di una casa di Gerusalemme (At 1:13, 15; 2:1-4).

La vite
La vite

La vite (Vitis vinifera) viene coltivata da migliaia di anni. Ai giorni di Gesù era ampiamente diffusa nella zona in cui viveva. Come strutture di sostegno per le piante, venivano realizzati pali o pergole di legno, se il materiale era disponibile. Durante l’inverno i vignaioli le potavano per sfrondarne foglie e rami, e a primavera toglievano i nuovi rametti che non avevano germogli produttivi (Gv 15:2). In questo modo la pianta riusciva a produrre più frutto di migliore qualità. Gesù paragonò suo Padre a un agricoltore, sé stesso a una vite e i suoi discepoli a tralci. Proprio come i tralci letterali ricevono sostegno e nutrimento dal tronco, i discepoli di Gesù ricevono sostegno e nutrimento spirituale se rimangono uniti a lui, “la vera vite” (Gv 15:1, 5).

Sinedrio
Sinedrio

La corte suprema giudaica era chiamata Grande Sinedrio ed era composta da 71 membri; aveva sede a Gerusalemme. (Vedi Glossario, “Sinedrio”.) Secondo la Mishnàh, il Sinedrio sedeva a semicerchio su tre file; due segretari registravano le decisioni della corte. Alcuni degli aspetti architettonici di questa immagine si basano su una struttura scoperta a Gerusalemme e considerata da alcuni l’aula di consiglio del I secolo. (Vedi App. B12, cartina “Gerusalemme e dintorni”.)

1. Sommo sacerdote

2. Membri del Sinedrio

3. Accusato

4. Segretari