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Si sviluppa la grande apostasia

Si sviluppa la grande apostasia

Capitolo 4

Si sviluppa la grande apostasia

“UN SOLO Signore, una sola fede”. (Efes. 4:5) Quando l’apostolo Paolo sotto ispirazione mise per iscritto queste parole (intorno al 60-61 E.V.), c’era una sola fede cristiana. Oggi invece vediamo un gran numero di confessioni, sette e culti che si definiscono cristiani, pur insegnando dottrine contrastanti e seguendo regole di condotta diverse. Che differenza rispetto alla sola e unita congregazione cristiana istituita alla Pentecoste del 33 E.V.! Come sorsero queste divisioni? Per avere la risposta dobbiamo risalire al I secolo E.V.

Fin dall’inizio l’Avversario, Satana, cercò di mettere a tacere i testimoni di Geova cristiani scatenando contro di loro la persecuzione da parte di elementi estranei alla congregazione. (1 Piet. 5:8) Prima l’opposizione venne dagli ebrei e poi dall’impero romano, dai gentili. I primi cristiani riuscirono a rimanere saldi di fronte a ogni genere di persecuzione. (Confronta Rivelazione 1:9; 2:3, 19). Ma l’Avversario non si diede per vinto. Se non poteva metterli a tacere mediante pressioni esterne, perché non corromperli dall’interno? Quando la congregazione cristiana era ancora agli inizi, la sua stessa esistenza venne minacciata da un nemico interno, l’apostasia. a

L’apostasia, comunque, non si infiltrò nella congregazione all’improvviso. Come Capo della congregazione, Cristo fece in modo che i suoi seguaci fossero preavvertiti. — Col. 1:18.

“Fra voi ci saranno falsi maestri”

“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in manto da pecore”, avvertì Gesù. (Matt. 7:15) Gesù sapeva che Satana avrebbe cercato di dividere e corrompere i Suoi seguaci. Perciò fin dall’inizio del suo ministero li mise in guardia contro i falsi maestri.

Dove sarebbero sorti questi falsi maestri? “Fra voi stessi”, disse l’apostolo Paolo verso il 56 E.V., rivolgendosi ai sorveglianti di Efeso. Sì, dentro la congregazione ‘sarebbero sorti uomini che avrebbero detto cose storte per trarsi dietro i discepoli’. (Atti 20:29, 30) Questi apostati ambiziosi non si sarebbero accontentati di fare i propri discepoli, ma avrebbero cercato di “trarsi dietro i discepoli”, cioè i discepoli di Cristo.

Anche l’apostolo Pietro (verso il 64 E.V.) predisse la corruzione che ci sarebbe stata all’interno e addirittura descrisse il modo in cui questi apostati avrebbero operato: “Fra voi ci saranno falsi maestri. Questi introdurranno quietamente distruttive sette . . . Per concupiscenza vi sfrutteranno con parole finte”. (2 Piet. 2:1, 3) Come spie o traditori nel campo nemico, i falsi maestri, pur sorgendo in seno alla congregazione, avrebbero introdotto le loro idee corruttrici di nascosto, in maniera subdola.

Questi avvertimenti di Gesù e degli apostoli si dimostrarono giustificati. Il disaccordo all’interno della congregazione cristiana cominciò in sordina, ma ben presto divenne evidente.

“Già all’opera”

Meno di 20 anni dopo la morte di Gesù l’apostolo Paolo indicò che i tentativi di Satana per causare divisione e allontanare gli uomini dalla vera fede erano già in atto. (2 Tess. 2:7) Verso il 49 E.V., in una lettera inviata alle congregazioni, il corpo direttivo aveva osservato: “Abbiamo udito che alcuni di fra noi vi hanno turbato con parole, cercando di sovvertire le vostre anime, benché non avessimo dato loro nessuna istruzione”. (Atti 15:24) Perciò all’interno della congregazione c’erano alcuni che manifestavano apertamente il loro dissenso, in questo caso riguardo alla questione se i cristiani gentili dovessero circoncidersi e osservare la Legge mosaica. — Atti 15:1, 5.

Dopo la metà del I secolo le idee divisive si diffusero come cancrena. (Confronta 2 Timoteo 2:17). Intorno al 51 E.V. certuni a Tessalonica andavano erroneamente predicendo che la “presenza” del Signore Gesù era imminente. (2 Tess. 2:1, 2) Verso il 55 E.V. alcuni a Corinto avevano rigettato la chiara dottrina cristiana della risurrezione dei morti. (1 Cor. 15:12) Verso il 65 E.V. altri dicevano che la risurrezione era già avvenuta, una risurrezione simbolica di cui facevano esperienza i cristiani viventi. — 2 Tim. 2:16-18.

Non ci sono testimonianze ispirate su ciò che si verificò in seno alla congregazione cristiana nei successivi 30 anni. Ma quando l’apostolo Giovanni scrisse le sue lettere (verso il 98 E.V.), c’erano già “molti anticristi”, persone che negavano che “Gesù è il Cristo” e che Gesù è il Figlio di Dio “venuto nella carne”. — 1 Giov. 2:18, 22; 4:2, 3.

Per oltre 60 anni gli apostoli ‘avevano agito da restrizione’, cercando di impedire il dilagare dell’apostasia. (2 Tess. 2:7; confronta 2 Giovanni 9, 10). Ma mentre la congregazione cristiana stava per entrare nel II secolo, l’ultimo apostolo ancora in vita, Giovanni, morì verso il 100 E.V. Senza più restrizioni, l’apostasia che si era lentamente infiltrata nella congregazione era ora pronta ad esplodere, con effetti devastanti sul piano organizzativo e dottrinale.

Clero e laicato

“Voi siete tutti fratelli”, aveva detto Gesù ai discepoli. “Uno solo è il vostro Condottiero, il Cristo”. (Matt. 23:8, 10) Perciò nelle congregazioni cristiane del I secolo non c’era nessuna classe clericale. In quanto fratelli di Cristo unti con lo spirito, tutti i primi cristiani avevano la prospettiva di divenire sacerdoti celesti con Cristo. (1 Piet. 1:3, 4; 2:5, 9) A livello organizzativo, ciascuna congregazione aveva un corpo di sorveglianti o anziani spirituali. b Tutti gli anziani avevano la stessa autorità e nessuno di loro era autorizzato a ‘signoreggiare’ sul gregge affidato alla loro cura. (Atti 20:17; Filip. 1:1; 1 Piet. 5:2, 3) Comunque, con lo sviluppo dell’apostasia, le cose cominciarono a cambiare, e in fretta.

Una delle prime deviazioni fu la distinzione fra i termini “sorvegliante” (gr. epìskopos) e “anziano” (gr. presbỳteros), che non furono più usati per indicare il medesimo incarico. Solo un decennio circa dopo la morte dell’apostolo Giovanni, Ignazio, “vescovo” di Antiochia, scrivendo agli abitanti di Smirne (VIII, 1), disse: “Come Gesú Cristo segue il Padre, seguite tutti il vescovo [sorvegliante] e i presbiteri [gli anziani] come gli apostoli”. c Ignazio perciò sosteneva che ciascuna congregazione doveva avere un unico vescovo, d o sorvegliante, distinto dai presbiteri, o anziani, e investito di un’autorità superiore alla loro.

Come si arrivò a questa distinzione? In un suo libro August Neander spiega cosa avvenne: “Nel II secolo . . . dev’essere stato istituito l’incarico permanente di presidente dei presbiteri, al quale era affidata in particolare la sorveglianza di ogni cosa, per cui gli fu dato il nome di [epìskopos], distinguendolo in tal modo dal resto dei presbiteri”. — Allgemeine Geschichte der christlichen Religion und Kirche.

Furono così poste le basi per la graduale formazione di una classe clericale. Circa un secolo dopo, Cipriano, “vescovo” di Cartagine, nell’Africa settentrionale, fu un fervido sostenitore dell’autorità dei vescovi come gruppo distinto dai presbiteri (successivamente chiamati preti e), dai diaconi e dai laici. Ma egli non sosteneva il primato di un vescovo sugli altri. f

Man mano che avanzavano nella scala gerarchica, vescovi e presbiteri lasciavano sempre più indietro il resto dei componenti della congregazione. Questo determinò la divisione fra clero (quelli che prendevano la direttiva) e laicato (il gruppo passivo dei credenti). La Cyclopedia di McClintock e Strong spiega: “Dall’epoca di Cipriano [che morì verso il 258 E.V.], il padre del sistema gerarchico, la distinzione fra clero e laicato si accentuò notevolmente, e ben presto fu riconosciuta ovunque. In effetti dal III secolo in poi, il termine clerus . . . fu attribuito quasi esclusivamente al ministero per distinguerlo dal laicato. Con il formarsi della gerarchia romana, il clero non solo diventò un ordine distinto . . . bensì fu riconosciuto come unico sacerdozio”.

Così, nell’arco di circa 150 anni dalla morte dell’ultimo degli apostoli, si verificarono nella congregazione due sostanziali cambiamenti organizzativi: primo, la distinzione fra vescovo e presbiteri, con il vescovo sul gradino più alto della scala gerarchica; secondo, la divisione fra clero e laicato. Invece di “un regal sacerdozio” formato da tutti i credenti generati dallo spirito, ora veniva “riconosciuto come unico sacerdozio” il clero. g — 1 Piet. 2:9.

Questi cambiamenti segnarono un allontanamento dal metodo scritturale con cui erano dirette le congregazioni nel periodo apostolico. I cambiamenti organizzativi non furono però le sole conseguenze dell’apostasia.

Si infiltrano dottrine pagane

I puri insegnamenti di Cristo sono documentati, in quanto sono conservati nelle Sacre Scritture. Per esempio, Gesù insegnò chiaramente che Geova è “il solo vero Dio” e che l’anima umana è mortale. (Giov. 17:3; Matt. 10:28) Eppure, con la morte degli apostoli e l’indebolirsi della struttura organizzativa, questi chiari insegnamenti furono corrotti da dottrine pagane che si infiltrarono nel cristianesimo. Come poté avvenire una cosa del genere?

Un fattore determinante fu la sottile influenza della filosofia greca. La New Encyclopædia Britannica spiega: “Dalla metà del II secolo d.C. i cristiani che avevano una certa dimestichezza con la filosofia greca cominciarono a sentire il bisogno di esprimere la loro fede in termini filosofici, sia per propria soddisfazione intellettuale che per convertire i pagani istruiti”. Una volta che queste persone che ragionavano da un punto di vista filosofico furono divenute cristiane, non ci volle molto perché filosofia greca e “cristianesimo” si unissero inseparabilmente.

Il risultato di questo connubio fu che dottrine pagane come la Trinità e l’immortalità dell’anima si infiltrarono nel cristianesimo ormai adulterato. Questi insegnamenti, comunque, erano molto anteriori ai filosofi greci. I greci stessi li avevano ereditati da culture precedenti, perché è provato che queste dottrine si trovavano già nella religione egiziana e in quella babilonese.

Man mano che dottrine pagane si infiltravano nel cristianesimo, anche altri insegnamenti scritturali vennero alterati o abbandonati.

La speranza del Regno svanisce

I discepoli di Gesù erano ben consapevoli della necessità di vigilare in attesa della promessa “presenza” di Gesù e della venuta del suo Regno. Col tempo si comprese che questo Regno avrebbe governato la terra per mille anni e l’avrebbe trasformata in un paradiso. (Matt. 24:3; 2 Tim. 4:18; Riv. 20:4, 6) Gli scrittori biblici cristiani esortarono i testimoni del I secolo a mantenersi spiritualmente desti e separati dal mondo. (Giac. 1:27; 4:4; 5:7, 8; 1 Piet. 4:7) Ma dopo la morte degli apostoli, l’attesa cristiana della presenza di Cristo e della venuta del suo Regno gradualmente svanì. Perché?

Un fattore fu la contaminazione spirituale causata dalla dottrina greca dell’immortalità dell’anima. Via via che essa prendeva piede fra i cristiani, la speranza del Millennio veniva abbandonata. Perché? Il Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento h spiega: “Al posto dell’escatologia [l’insegnamento delle “cose ultime”] neotestamentaria con la sua speranza nella risurrezione dei morti e la nuova creazione (Ap 21s), è subentrata la dottrina teologica circa l’immortalità dell’anima: l’anima del giusto viene giudicata subito dopo la morte e va in paradiso”, concepito ora come un luogo posto nell’aldilà. In altre parole, i cristiani apostati pensavano che alla morte l’anima sopravvivesse al corpo e che le benedizioni del Regno millenario di Cristo dovessero perciò riguardare il reame spirituale. Trasferirono quindi il Paradiso dalla terra al cielo, dove secondo loro le anime dei giusti andrebbero dopo la morte. Non avevano quindi alcun bisogno di attendere vigilanti la presenza di Cristo e la venuta del suo Regno, dato che speravano tutti, alla morte, di unirsi a Cristo in cielo. i

C’era un altro fattore che sembrava rendesse superfluo attendere la venuta del Regno di Cristo. La New Encyclopædia Britannica spiega: “Il ritardo [apparente] della parusia indebolì l’attesa della sua imminenza in seno alla chiesa primitiva. In questo processo di ‘deescatologizzazione’ [indebolimento dell’insegnamento riguardante le “cose ultime”] la chiesa istituzionale sostituì sempre più l’atteso Regno di Dio. La formazione della Chiesa Cattolica come istituzione gerarchica è direttamente legata al declino dell’attesa”. (Il corsivo è nostro). Così non solo le benedizioni del Millennio furono spostate dalla terra al cielo, ma il Regno fu trasferito dal cielo alla terra. Questa “inversione” fu completata da Agostino (354-430). Nella sua famosa opera La città di Dio (XX, 9, 1), egli affermò: “Anche oggi dunque la Chiesa è il regno di Cristo e il regno dei cieli”. — A cura di L. Alici, Rusconi, Milano, 1984.

Frattanto, verso il 313, sotto l’imperatore romano Costantino, il cristianesimo ormai in gran parte apostata fu legalmente riconosciuto. I capi religiosi furono pronti a mettersi al servizio dello Stato, e in un primo tempo quest’ultimo esercitò il controllo sugli affari religiosi. (Dopo non molto sarebbe stata la religione a controllare gli affari di Stato). Così si formò la cristianità, j una parte della quale (la religione cattolica) divenne col tempo la religione ufficiale di Roma. Ora il “regno” non solo era nel mondo, ma ne faceva parte. Come era diverso dal Regno che Cristo aveva predicato! — Giov. 18:36.

La Riforma: ritorno alla vera adorazione?

Come zizzanie che crescono in mezzo al grano, soffocandolo, la Chiesa di Roma, sotto l’autorità del papa, dominò per secoli gli affari del mondo. (Matt. 13:24-30, 37-43) Man mano che si compenetrava con il mondo, la chiesa si allontanava sempre più dal cristianesimo del I secolo. Nel corso dei secoli varie sette “eretiche” invocarono delle riforme all’interno della chiesa, ma questa continuò ad abusare del suo potere e ad accumulare ricchezze. Poi, nel XVI secolo, si arrivò alla Riforma protestante, una rivolta religiosa dagli effetti dirompenti.

Riformatori come Martin Lutero (1483-1546), Ulrich Zwingli (1484-1531) e Giovanni Calvino (1509-64) attaccarono la chiesa su vari punti: Lutero sulla vendita delle indulgenze, Zwingli sul celibato ecclesiastico e sul culto di Maria, e Calvino sulla necessità che la chiesa tornasse ai princìpi originali del cristianesimo. Quali risultati ebbero questi tentativi?

Di sicuro la Riforma ottenne alcuni buoni risultati: il più importante fu la traduzione della Bibbia nelle lingue della gente comune. Il principio del libero esame sancito dalla Riforma portò a una ricerca biblica più obiettiva e a una migliore conoscenza delle lingue bibliche. La Riforma però non segnò un ritorno alla vera adorazione e alla vera dottrina. k Perché?

L’apostasia era penetrata in profondità, sino alle fondamenta della cristianità. Così, anche se vari gruppi protestanti si sottrassero all’autorità del papa di Roma, si portarono appresso alcune delle fondamentali lacune della Chiesa Cattolica Romana, conseguenti all’abbandono del vero cristianesimo. Ad esempio, per quanto il sistema di governo delle chiese protestanti subisse alcuni cambiamenti, fu mantenuta la divisione basilare della chiesa in una classe clericale dominante e in un laicato ad essa soggetto. Furono conservate anche dottrine non scritturali quali la Trinità, l’immortalità dell’anima e il tormento eterno dopo la morte. Come la Chiesa di Roma, inoltre, le chiese protestanti continuarono a far parte del mondo, essendo strettamente legate ai sistemi politici e alle classi elitarie dominanti.

Nel frattempo, che ne era stato della vigilanza dei cristiani, dell’attesa della presenza di Gesù e della venuta del suo Regno? Dopo la Riforma, sia la chiesa cattolica che quelle protestanti si dedicarono per secoli al consolidamento del potere temporale, posticipando l’attesa della venuta del Regno di Cristo.

Risveglio

Nel XIX secolo, però, il clima religioso portò a un risveglio cristiano. Grazie alla ricerca biblica condotta da alcuni ecclesiastici e studiosi della Bibbia, insegnamenti come l’immortalità dell’anima, il tormento eterno, la predestinazione e la Trinità vennero riesaminati. Oltre a ciò alcuni che studiavano la Bibbia iniziarono a scrutare le profezie riguardanti gli ultimi giorni. Di conseguenza vari gruppi cominciarono a pensare seriamente al promesso ritorno del Signore. — Matt. 24:3.

Negli Stati Uniti William Miller predisse che Cristo sarebbe ritornato visibilmente nel 1843 o nel 1844. Il teologo tedesco J. A. Bengel fissò come data il 1836; in Inghilterra i seguaci di Edward Irving indicarono prima il 1835, poi il 1838, quindi il 1864 e infine il 1866. In Russia un gruppo di mennoniti indicò dapprima il 1889 e in seguito il 1891.

Gli sforzi per essere vigilanti servirono a sensibilizzare molti sulla prospettiva del ritorno del Signore. Ma questi tentativi di risveglio cristiano delusero molti. Perché? Perché la stragrande maggioranza di quei gruppi confidava troppo negli uomini e non abbastanza nelle Scritture. Dopo pochi decenni scomparvero quasi tutti.

Nel contempo ci furono altri sviluppi che influirono sulle speranze e sulle aspettative del genere umano.

L’era del “progresso” e dell’industrializzazione

Nel 1848 Karl Marx e Friedrich Engels pubblicarono il Manifesto del Partito Comunista. Invece di sostenere la religione, definita da Marx “l’oppio del popolo”, propugnavano l’ateismo. Pur essendo apertamente contrari a ogni religione, in effetti promossero la religione, o il culto, dello Stato e dei suoi capi.

Circa un decennio più tardi, nel 1859, fu pubblicata L’origine delle specie di Charles Darwin, che influì profondamente sul pensiero scientifico e religioso dell’epoca. Le teorie dell’evoluzione portarono a mettere in discussione la veridicità della descrizione biblica della creazione e dell’origine del peccato dovuto alla disubbidienza della prima coppia umana. (Gen., capp. 1-3) Di conseguenza la fede di molti nella Bibbia fu minata.

Nello stesso periodo era in atto la rivoluzione industriale, anzi stava acquistando impulso. L’interesse si spostò dall’agricoltura all’industria e alla produzione di macchinari. La messa a punto della locomotiva a vapore (agli inizi del XIX secolo) portò allo sviluppo della rete ferroviaria in varie nazioni. Nella seconda metà del XIX secolo ci fu l’invenzione del telefono (1876), del fonografo (1877) e della lampadina (1878-79), ed entrò in uso la linotype per comporre in piombo linee di caratteri da stampa (1884).

L’umanità stava entrando nel periodo di massimo sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti rapidi di tutta la storia. Anche se questi progressi sarebbero stati sfruttati per fini commerciali e politici, si sarebbero potuti utilizzare pure nel campo religioso. Le circostanze erano favorevoli alla modesta iniziativa di un piccolo gruppo di studenti biblici che avrebbe avuto effetti di portata mondiale.

[Note in calce]

a Nelle Scritture Greche Cristiane il sostantivo greco apostasìa, che significa “diserzione, abbandono, ribellione” (Atti 21:21, nt.), si riferisce principalmente alla defezione religiosa, all’allontanamento dalla vera adorazione.

b Nelle Scritture i termini “sorvegliante” e “anziano” si riferiscono allo stesso incarico. (Atti 20:17, 28; Tito 1:5, 7) Il termine “anziano” indica la maturità di chi riceve questo incarico, mentre “sorvegliante” indica la responsabilità connessa con l’incarico, quella di tutelare gli interessi di coloro che sono affidati alle sue cure.

c Antonio Quacquarelli, I Padri Apostolici, 5ª ed. riveduta e ampliata, Città Nuova Editrice, Roma, 1986, p. 136.

d La parola italiana “vescovo” deriva dal greco epìskopos (“ispettore, sorvegliante”) attraverso il latino tardo episcopus.

e Il termine italiano “prete” deriva dal greco presbỳteros (“più vecchio”) attraverso il latino tardo presbyter.

f Col passar del tempo il vescovo di Roma, che asseriva di essere successore di Pietro, fu riconosciuto quale vescovo supremo e papa. — Vedi L’uomo alla ricerca di Dio, pubblicato in Italia nel 1990 dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, pp. 270-2.

g Fatto interessante, Neander osserva: “Si arrivò alla conclusione errata che nella chiesa cristiana si fosse imitato un sacerdozio veterotestamentario . . . L’aver paragonato erroneamente il sacerdozio cristiano a quello ebraico favorì di nuovo l’elevarsi dell’incarico dell’episcopato su quello dei presbiteri”. — Allgemeine Geschichte der christlichen Religion und Kirche.

h L. Coenen, E. Beyreuther e H. Bietenhard, 3ª ed., EDB, Bologna, 1986, p. 1167.

i Questo concetto presuppone erroneamente che alla morte tutti i cristiani vadano in cielo. La Bibbia invece insegna che solo 144.000 persone sono chiamate a regnare con Cristo in cielo. (Riv. 7:4-8; 20:4-6) Innumerevoli altri possono avere la speranza di ricevere la vita eterna su una terra paradisiaca sotto il Regno di Cristo. — Matt. 6:10; Riv. 7:9, 15.

j In questo libro per “cristianità” si intende lo pseudocristianesimo, in contrasto con il vero cristianesimo della Bibbia.

k Per una più ampia trattazione della Riforma e dei suoi risultati, vedi il capitolo 13, “La Riforma: La ricerca cambia direzione”, del libro L’uomo alla ricerca di Dio, cit.

[Testo in evidenza a pagina 33]

Quando era ancora agli inizi, la congregazione cristiana fu minacciata dall’apostasia

[Testo in evidenza a pagina 34]

Il disaccordo interno cominciò in sordina

[Testo in evidenza a pagina 37]

Gli apostati non solo spostarono le benedizioni del Millennio dalla terra al cielo, ma trasferirono il Regno dal cielo alla terra

[Riquadro/Immagine a pagina 36]

Platone e il “cristianesimo”

Il filosofo greco Platone (nato verso il 428 a.E.V.) non poteva prevedere che un giorno i suoi insegnamenti sarebbero divenuti parte del cristianesimo apostata. Il contributo di Platone al “cristianesimo” ebbe a che fare principalmente con la dottrina della Trinità e con quella dell’immortalità dell’anima.

I concetti di Platone su Dio e sulla natura influirono sulla dottrina della Trinità insegnata dalla cristianità. Un dizionario francese spiega: “La trinità platonica, di per sé solo una ristrutturazione di trinità precedenti che risalivano a popoli più antichi, sembra la trinità di attributi razionale e filosofica che diede origine alle tre ipostasi o persone divine che le chiese cristiane hanno insegnato. . . . Questa concezione della trinità divina che aveva il filosofo greco . . . si può rintracciare in tutte le antiche religioni [pagane]”. — “Nouveau Dictionnaire Universel”, volume II, pagina 1467.

Riguardo alla dottrina dell’immortalità dell’anima un’enciclopedia cattolica afferma: “Il concetto cristiano di un’anima spirituale creata da Dio e infusa nel corpo al concepimento per fare dell’uomo un’unità vivente è frutto di una lunga elaborazione della filosofia cristiana. Solo con Origene [morto verso il 254 E.V.] in Oriente e con Sant’Agostino [morto nel 430 E.V.] in Occidente l’anima fu definita sostanza spirituale e fu elaborata una concezione filosofica della sua natura. . . . La dottrina [di Agostino] . . . doveva molto (incluse alcune carenze) al neoplatonismo”. — “New Catholic Encyclopedia”, volume XIII, pagine 452, 454.

[Immagine a pagina 35]

Secondo Cipriano, “vescovo” di Cartagine, i vescovi erano una classe distinta dai presbiteri, dai diaconi e dai laici

[Immagine a pagina 38]

“Anche oggi dunque la Chiesa è il regno di Cristo e il regno dei cieli” (Agostino)

[Immagini a pagina 39]

Riformatori che attaccarono la chiesa su vari punti

Martin Lutero

Ulrich Zwingli

Giovanni Calvino

[Immagini a pagina 40]

Il “Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx promosse il culto dello Stato. “L’origine delle specie” di Charles Darwin influì profondamente sul pensiero scientifico e religioso dell’epoca

[Immagine a pagina 41]

La locomotiva a vapore

[Immagine a pagina 41]

La lampadina

[Immagine a pagina 41]

Il primo telefono

[Immagine a pagina 41]

Una delle prime linotype

[Immagine a pagina 41]

Il fonografo